Cerco di vedere una cosa da cinque punti di vista e continuo a muovermi, lavorando attorno a un punto centrale. Ma cosa sia non lo so. Non appena lo definisci, è finito.
— Thomas Schütte
A Punta della Dogana prende forma la prima esposizione italiana su vasta scala dedicata all’artista tedesco Thomas Schütte (nato a Oldenburg nel 1954), promossa dalla Pinault Collection e curata da Camille Morineau – curatrice indipendente con un passato museale – e da Jean-Marie Gallais, membro del team curatoriale della stessa collezione.
Schütte, figura sfuggente e dalla produzione multiforme, elabora da decenni una riflessione ironica e inquieta sull’esperienza umana, manipolando stili e tecniche in un flusso creativo in continuo mutamento. Dai tardi anni Settanta, il suo lavoro comprende sculture, maquette, fotografie, incisioni e disegni, che costruiscono un archivio in perenne trasformazione, animato – secondo l’artista – dall’intento di “inserire un punto interrogativo deformato nel mondo”.
L’esposizione indaga la ricorrenza e la metamorfosi di motivi all’interno delle opere principali di Schütte, dagli esordi fino al presente. Organizzata attorno a una ricca selezione di quasi cinquanta sculture della Pinault Collection, arricchita da prestiti dell’artista e da oltre cento lavori grafici (in larga parte mai esposti prima), la mostra segue un tracciato non cronologico che fa emergere le origini delle forme e le loro varianti, mettendole in relazione con la produzione su carta – tra acquerelli, disegni e stampe.
Sin dalla sala introduttiva, Genealogies impone una presenza imponente: tre figure massicce intitolate Mann in Wind dominano lo spazio. Sembrano sul punto di muoversi, ma restano bloccate, ancorate al piedistallo che le imprigiona. Questi giganti malinconici, lontani dall’ideale eroico, mettono in discussione la connessione abituale tra scala monumentale, materiali nobili e celebrazione. Accanto a loro, le DEKA Fahnen (1989) introducono un vocabolario visivo destinato a riaffiorare lungo tutta la carriera di Schütte: grandi drappi colorati dove astrazione e figura si alternano e si intrecciano.
Nel 1995 fanno la loro comparsa i Geister [Spiriti], corpi eterei e gestuali come attori di una pantomima. Nati in cera e successivamente realizzati in materiali durevoli come bronzo, alluminio o vetro, ne esistono molteplici versioni. Nella sala 9 troneggiano i Drei Ganz Große Geister [Tre spiriti giganteschi], che si fronteggiano come in un combattimento rituale, sorvegliati dalle enigmatiche teste dei Wichte (“Canaglie”). La materia di questi corpi conserva la memoria della lavorazione: i fili di cera intrecciati a mano restano leggibili anche nelle versioni finali. Per la prima volta, Schütte decide di esporli rivelando le strutture che li ancorano al pavimento. Nella sala precedente (sala 8), un Zombie – variante compressa e frammentata di uno Geist – giace privo di moto e di espressione.
Schütte torna sempre alla figura umana, suo centro gravitazionale, ora trattata con sarcasmo, ora con struggente tenerezza. Nella raccolta della Pinault Collection, i suoi personaggi – plasmati in cera, vetro, bronzo, acciaio, argilla o ceramica – emergono a figura intera o come teste isolate, sempre in dialogo con il disegno e il ritratto bidimensionale. Attraverso un equilibrio tra crudeltà e ingegno, intimità e teatralità, gravità e leggerezza, l’universo creativo dell’artista si afferma come uno dei più straordinari e sconcertanti della scena contemporanea.
Il mio lavoro riguarda tutte le parti dell'identità umana, ma non in modo esplicito.
— Camille Morineau
La mostra è sostenuta da Bottega Veneta.
THOMAS SCHÜTTE
Dal 6 aprile al 23 novembre Pinault Collection
Punta della Dogana, Dorsoduro 2 Venezia
Apertura dalle 10:00 alle 19:00
Ultimo ingresso alle 18:15
Chiuso il martedì.
Il biglietto d’ingresso è valido per le mostre a Palazzo Grassi e a Punta della Dogana. visite@palazzograssi.it
https://www.pinaultcollection.com/palazzograssi/it/thomas-schutte-genealogies