Dal 14 maggio al 13 agosto 2025, Dal Cuore Alle Mani: Dolce&Gabbana arriva a Palazzo Esposizioni Roma.
L’eccesso copre, ma non svela.
— Roland Barthes
È qui che, dopo Milano e Parigi, la mostra – dove è stata accolta con un’affluenza senza precedenti – apre un nuovo e atteso capitolo negli spazi firmati da Pio Piacentini e inaugurati nel 1883, un luogo simbolico della cultura visiva contemporanea e del patrimonio condiviso, il più grande spazio espositivo e culturale del centro di Roma.
Un ritorno in Italia che si carica di nuovi significati: non un semplice riallestimento, ma una narrazione ripensata per il contesto, dove le creazioni di Domenico Dolce e Stefano Gabbana entrano in dialogo con l’impianto architettonico neoclassico, scenografia unica per un viaggio non solo nella moda, ma nel tempo, nell’arte, nella memoria e nella materia.
La mostra, promossa da Assessorato alla Cultura di Roma Capitale e Azienda Speciale Palaexpo, con il patrocinio di Roma Capitale, prodotta e organizzata da Azienda Speciale Palaexpo con IMG e curata da Florence Müller con le scenografie di Agence Galuchat, raccoglie oltre duecento creazioni uniche di Dolce&Gabbana, simbolo dello stile italiano dell’Alta Moda.
Una vetrina dell’impareggiabile maestria e dell’artigianalità espresse dal marchio, Dal Cuore Alle Mani: Dolce&Gabbana è una lettera d’amore aperta alla cultura italiana, da sempre ispirazione e musa delle creazioni di Domenico Dolce e Stefano Gabbana, dei quali ripercorre lo straordinario processo creativo – dal cuore, da cui scaturiscono le idee, alle mani, attraverso cui le stesse prendono forma. L’esposizione, inoltre, include il lavoro di selezionati artisti visivi in dialogo con la creatività di Dolce&Gabbana.
Il percorso espositivo si sviluppa in un susseguirsi di grandi sale immersive su una superficie di circa 1.500 mq, esplorando il pensiero creativo e non convenzionale del brand nel mondo del lusso – elegante, sensuale e unico, ma anche ironico, irriverente e rivoluzionario. Le creazioni sono raccontate attraverso una serie di temi che evidenziano le molteplici influenze culturali italiane alle radici di Dolce&Gabbana: dall’arte all’architettura, dall’artigianato d’eccellenza al folklore, dalla musica all’Opera, il Balletto, il Teatro e, naturalmente, le suggestioni della “dolce vita”.
La bellezza è un paradosso: ha bisogno dell’eccesso per farsi notare, ma dell’equilibrio per essere amata.
— Christian Dior
Tra le sale più interessanti: La bellezza del “fatto a mano” è valorizzata nell’architettura monumentale del Palazzo delle Esposizioni, dove filmati di repertorio e immagini di sfilate restituiscono l’impatto di eventi che uniscono moda e spettacolo, coinvolgendo tutti i sensi. Le creazioni presentate riprendono tecniche artigiane tradizionali di varie regioni italiane, rilette attraverso la lente dell’Alta Moda..In tutte queste creazioni, ricami, pizzi e passamanerie esaltano la raffinatezza del taglio sartoriale. Le trasparenze, le strutture e i volumi rivelano una ineguagliabile maestria artigianale: dal taglio alla corsetteria, dal flou al drappeggio, ogni elemento contribuisce a scolpire il corpo come paesaggio narrativo. L’incontro tra i due stilisti e Anh Duong, artista nata in Francia ma con origini spagnole e vietna-mite, è il coronamento di un intenso dialogo tra arte e moda. Anh Duong inizia la sua carriera di artista a New York nel 1988. Mettendo in scena sé stessa in atmosfere fantastiche, la pittrice esplora tutte le possibilità dell’autoritratto attraverso il prisma visivo del diario intimo. Realizzati tra il 2012 e il 2024, gli autoritratti qui esposti per la prima volta raffigurano l’artista con indosso le creazioni sartoriali e orafe più iconiche dell’Alta Moda e dell’Alta Gioielleria di Dolce&Gabbana. Questo viaggio introspettivo, che s’interroga sull’essere e sull’apparire, si rispecchia nelle ricerche stilistiche di Domenico Dolce e Stefano Gabbana ed evoca l’Italia: Taormina, Milano, Venezia, Capri, Porto-fino, Napoli, Palermo, il lago di Como, Agrigento, Firenze, Siracusa, la Puglia...
Un eccesso di stimoli visivi, estremi, un sovraccarico estetico, una ipertrofia esasperata, una vertigine sensoriale, autoreferenziale e disorientante.
L’arte e la maestria del vetro:
Gli abiti, gli specchi e i lampadari che qui dialogano tra loro in un gioco di riflessi illustrano un’importante fonte di ispirazione. Nella collezione di Alta Moda presentata davanti a Palazzo Ducale di Venezia nel 2021, le creazioni sartoriali ricamate con cristalli rendevano omaggio all’eccellenza della tradizione vetraria, emblematica della Serenissima. Altrove, gli stilisti esplorano materiali con superfici specchianti o rievocano lo splendore dei lampadari. Ricami di vetro e abiti d’argento rispondono con il loro scintillio agli specchi dei maestri Barbini e ai celebri lampadari della Barovier & Toso.
Un lusso ornamentale ridondante attraente e affascinante. Una sala satura di stimoli visivi, dove abiti sontuosi, lampadari e specchi moltiplicano colori, forme e riflessi in un’estetica barocca che sfiora l’allucinazione. Ogni dettaglio compete per attirare lo sguardo, generando una sinfonia visiva prossima al delirio.
Il Barocco Bianco
Con l’aspetto scultoreo degli abiti e la lavorazione dello stucco evocati in questa sala, decorazione di interni e moda si uniscono. In un elogio del Barocco bianco. Affascinati dall’arte di Giacomo Serpotta (1656-1732), gli stilisti rivisitano nei tessuti le decorazioni in stucco degli interni, molto in voga in Sicilia nel Seicento e nel Settecento. Ne adottano la tensione drammatica, che scaturisce dall’apparente contraddizione fra la semplicità del bianco e la sontuosa opulenza delle composizioni, ricche di figure in pose complesse e drappeggi fluttuanti in una profusione di cherubini, volute, pilastri, nicchie, cariatidi…
Nei modelli di Dolce e Gabbana, le figure barocche sono plasmate utilizzando crine di cavallo e ovatta per creare l’effetto tridimensionale, poi ricoperte di duchesse e mikado. I materiali tessili così scolpiti ripropongono tutta la lucentezza e la brillantezza degli stucchi di Giacomo Serpotta.
Un’estetica della saturazione, un’esuberanza ornamentale rarefatta, dove il candore amplifica l’eccesso fino a renderlo ipnotico: un teatro del troppo che sublima il superfluo.
Arte Sarda
Sedotti dalla magia della Sardegna, Domenico Dolce e Stefano Gabbana hanno dedicato le loro collezioni invernali 2024-2025 alla ricchezza della sua arte preistorica, alla bellezza delle sue antiche vestigia e alla sua straordinaria cultura popolare. La collezione di Alta Moda ha sfilato nel Parco Archeologico dell’antica città di Nora, fondata nell’VIII secolo a.C., tra i mosaici romani e le rovine di un anfiteatro. Le misteriose architetture megalitiche dei nuraghi sono evocate nella mostra di Palazzo Esposizioni in uno scenario che riunisce le creazioni Alta Moda e Alta Sartoria. Ispirate alla processione di Sant’Efisio, le collezioni rendono omaggio alle tecniche di tessitura sarda come i pibiones, i motivi a grappolo d’uva realizzati a mano su antichi telai, o i decori ispirati alla fauna e alla flora che rimandano alla singolare tradizione del coccoi pintau, il pane scolpito. Le camicie con maniche a sbuffo e pieghe sottili, riservate alle cerimonie sarde, sono state realizzate a mano dalle donne della regione. Spettacolari corsetti, coppe e cinture, insieme a collane e orecchini pendenti in oro caratterizzati da una struttura traforata e impreziositi da zaffiri e tormaline multicolori, diamanti, peridoti o tanzaniti, rievocano gli ornamenti presenti nel video reportage che è stato girato durante la processione di Sant’Efisio. La produzione di questi gioielli si ispira alla millenaria tecnica della filigrana, presente sull’isola fin dai tempi dei Fenici e successivamente sviluppata dagli Arabi e dagli Spagnoli. I voluminosi cappotti, i soprabiti e le bluse di colore bianco e nero ricordano la “mastruca”, l’abito tradizionale dei pastori sardi. Questo cappotto di lana rustico viene indossato dai Mamuthones durante la cerimonia del carnevale di Mamoiada, come si può vedere in un video reportage. Il rituale dei Mamuthones simboleggia la lotta tra il bene e il male, tra la stagione invernale e quella estiva.
Qui la pietra diventa palcoscenico sacro, dove il passato liturgico dell’isola si fonde con l’arte vivente. Abiti e gioielli della tradizione sarda, sradicati dal tempo delle processioni, rinascono in una coreografia della memoria tra il gesto rituale e l’eco del mito.
La moda è architettura: è una questione di proporzioni.
— Coco Chanel
UFFICIO STAMPA
AZIENDA SPECIALE PALAEXPO