L’arte è la dimostrazione che la vita non basta.
Fernando Pessoa
Anne è una figura poliedrica: cineasta, giornalista/reporter con un forte background nell’attivismo culturale, ha sviluppato, assieme a Wolfgang Titze, una collezione d’arte contemporanea che si è nutrita della loro curiosità, dei loro studi e della loro vita in comune. Wolfgang Titze è compagno di vita e co-costruttore del progetto, con il quale condivide gusti, discussioni, scelte estetiche e l’idea che collezionare non sia pura acquisizione, ma dialogo con l’arte.
La collezione nasce negli anni ’90, cresciuta gradualmente, guidata da un principio scelto insieme: non comprare per prestigio o speculazione, ma cercare opere che risuonino “di primo sguardo”, ma che abbiano anche senso riflessivo, storico, socialmente e culturalmente rilevante. Il collezionismo diventa così prassi di vita, un impegno continuo.
Uno dei tratti più forti della loro storia è la condivisione: Anne e Wolfgang Titze non operano da soli, ma discutono, si confrontano, scelgono insieme, invitando direttamente gli artisti e consegnando loro location e proposta. L’opera deve colpire non solo come forma o nome, ma come capacità di stabilire un legame emotivo, intellettuale, estetico.
Anne, in quanto regista, mette in gioco anche sé stessa, la propria visione: il documentario non è una narrazione esterna ma interna, in cui le domande su “cosa ci spinge a scegliere quest’opera” si mescolano ai dubbi, ai compromessi, alle scelte che avrebbero potuto essere diverse. Wolfgang Titze compare come interlocutore e le sue visioni aiutano a definire la collezione non come estensione di un ego, ma come progetto in doppio.
Un altro elemento che il documentario sottolinea è come la collezione, in Provenza, nella loro casa e nei sedici ettari che la circondano, non resti un fatto privato: Anne e Wolfgang hanno lavorato per rendere la loro raccolta visibile in spazi pubblici, musei, esposizioni. Un esempio è la mostra Love Story – Anne e Wolfgang Titze al Belvedere di Vienna nel 2014.
C’è nel loro progetto la volontà che l’arte che scelta non svanisca con loro, ma continui a dialogare con il pubblico: l’idea della fondazione, per far vivere la collezione oltre la dimensione privata, un “after” che non è solo cronologico ma sostanziale: eredità culturale, accessibilità, memoria.