Un Ours Dans le Jura

Un Crimine Imperfetto

Franck Dubosc

Thriller • 2024 • 1h 49m

Un Ours Dans Le Jura

In un piccolo villaggio tra le montagne del Giura, Michel e Cathy cercano di sopravvivere vendendo abeti di Natale e tenendo in piedi un matrimonio logoro. Una notte, un incidente imprevisto li trascina in una spirale di bugie e dilemmi morali: due morti, una borsa piena di denaro e la tentazione di cambiare vita. Ma il destino, beffardo e sarcastico, trasforma la loro “occasione” in un labirinto grottesco di sospetti, equivoci e colpe mal nascoste.

Recensito da Fabian 09. November 2025
Perfino l’imperfezione può possedere un suo stato ideale, una sua forma di perfezione.
Thomas de Quincey
 
Nel bianco silenzio del Giura, dove la neve sembra coprire anche le intenzioni, Un crimine imperfetto si apre come una parabola sul fallimento — non quello eroico, ma quello quotidiano, domestico, che appartiene alla materia viva del ridicolo. Franck Dubosc firma una commedia nera che si traveste da tragedia rurale e poi, beffardamente, si scopre farsa. È un gioco di specchi, dove il crimine nasce non da malvagità, ma da goffaggine, da quella stanchezza morale che fa inciampare la coscienza.

Michel e Cathy — coppia affondata nella routine, nella miseria dei conti e dei giorni — incarnano una tenerezza disperata. Quando il caso offre loro l’occasione del delitto e del denaro, reagiscono non come criminali, ma come dilettanti metafisici: pasticciano, sbagliano, mentono male. L’imperfezione del loro crimine diventa la misura umana del loro smarrimento. È lì che il film rivela la sua ironia più sottile: il male non ha mai un piano, solo una serie di errori ben intenzionati.

Dubosc dirige con un gusto lucido per il paradosso. La macchina da presa si muove con leggerezza, come se seguisse i pensieri scomposti dei protagonisti, alternando il ritmo del thriller al battito goffo della commedia. Il paesaggio innevato, così perfetto e statico, diventa una prigione mentale. Tutto appare sospeso, irreale, come in un sogno in cui la morale si scioglie nella nebbia. La presenza dei migranti, dei piccoli trafficanti, delle figure di contorno che sfiorano la storia, amplifica il senso di un mondo deformato, dove il margine e il centro coincidono, e dove l’ordine è solo un incidente non ancora accaduto.

Ma Un crimine imperfetto è anche, in modo più silenzioso ma non meno incisivo, una riflessione sociale sullo sfilacciamento del benessere e sulla povertà emotiva che accompagna quella materiale. Michel e Cathy e il figlio, avvolto in un mondo tutto suo, vivono la precarietà economica che si traduce in aridità affettiva: la mancanza di denaro diventa mancanza di parole, il disagio quotidiano si trasforma in mutismo coniugale. Non ci sono grandi conflitti, solo un lento svuotamento, una fatica che consuma il dialogo e rende irreversibile ciò che, un tempo, si chiamava amore. Il film, con il suo umorismo sottile, suggerisce che la povertà non è solo una condizione economica, ma una forma di destino che corrode il linguaggio stesso della convivenza. E che la vera catastrofe non è l’incidente, ma la rassegnazione a una vita senza possibilità di parola.

Ma il vero motore del film è l’ironia — quella ironia tipicamente francese che non consola, non perdona, ma illumina l’assurdo. Laure Calamy e Dubosc sono straordinari nel rendere la tragicommedia di una coppia che cerca di sopravvivere al proprio disastro morale. Ogni gesto, ogni bugia mal costruita, ogni silenzio troppo lungo diventa un esercizio di comicità amara, un piccolo teorema sull’impossibilità di essere coerenti.

La risata nasce dal dolore, ma non lo cancella: lo trasforma in materia filosofica, in un pensiero che si contorce su sé stesso, come se l’assurdo fosse la sola forma possibile di etica. In questo senso, Un crimine imperfetto è un film profondamente esistenziale: non parla del delitto, ma del tentativo di giustificarlo a sé stessi, e quindi del fallimento inevitabile di ogni alibi.

Nel finale, quando l’ordine apparente sembra tornare e la neve ricopre tutto, resta una leggerezza malinconica — quella che solo alcuni film sanno lasciare: il sorriso di chi ha capito che la vita, dopotutto, è sempre un crimine imperfetto.

 
C’è un po’ di follia nell’essere umani. A volte è tutto ciò che ci tiene in vita.
Charles Bukowski

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