Amélie et la métaphysique des tubes
Liane Cho Han Jin Kuang Mailys Vallade · 1h 15m
Il viaggio di Amélie attraverso l’infanzia è attraversato da presenze che non sempre la comprendono: i genitori belgi incapaci di decifrare i suoi silenzi, le regole culturali giapponesi. Il film mette in scena il fraintendimento come sostanza stessa dell’esistenza. Essere vivi, sembra suggerire la regia, significa imparare a muoversi dentro spazi che non coincidono mai del tutto con ciò che siamo o ciò che vorremmo essere.
Libero adattamento del romanzo di Amélie Nothomb La metafisica dei tubi, non è semplicemente un racconto di formazione raccontato con colori sgargianti e ritmo lieve: è un piccolo trattato visivo sul peso del nulla, sulla fragilità del primo sguardo umano e sul modo in cui l’esistenza si manifesta lentamente, come un suono che impara a farsi voce.
Qui la metafisica è ironica ma radicale: l’essere umano nasce come cosa, non come soggetto. La coscienza non è un dato naturale, ma un evento tardivo.
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